Acqua in bottiglia o acqua del rubinetto?

Uno studio sul consumo di acqua in Italia e nel mondo e una soluzione sostenibile: il vuoto a rendere

In Italia il consumo di acqua imbottigliata è preferito da molte famiglie, tanto che l’Italia si trova al primo posto tra i 10 paesi europei che consumano maggiormente acqua in bottiglia e al secondo posto nel mondo.

Negli ultimi anni si è notato infatti un trend positivo del 13% sui consumi di acqua minerale: si rileva dai dati Istat (relativi al Report per la Giornata Mondiale dell’acqua) che il 28,4% delle famiglie non si fida a bere l’acqua del rubinetto. Questo valore equivale a circa 7 milioni e 400 mila famiglie e fortunatamente è un numero in leggera decrescita, dato che nel 2002 la percentuale era del 40,1%. 
In questo caso però l’Umbria si attesta purtroppo come la prima fra le regioni italiane per il consumo di acqua minerale (74,4%).

Questo accade perché è ancora forte nelle persone la convinzione che l’acqua in bottiglia sia migliore, ma è veramente così? 
In realtà dalle analisi effettuate nella maggior parte delle città italiane e dall’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) la qualità dell’acqua è indifferente, proprio perché la presenza di eventuali inquinanti è tenuta sotto controllo dalle Autorità locali per la Sanità. Inoltre si sta iniziando ad applicare il Water Safety Plan (Piano di sicurezza per l’acqua potabile) che prevede maggiori controlli e prelievi degli acquedotti. 

acqua bottiglia

La spesa media mensile per l’acquisto di acqua in bottiglia si aggira intorno ai 12,48€ per famiglia (dato riferito al 2018), aumentata del 4,5% rispetto al 2017.
Per di più rapportando l’acqua del rubinetto all’acqua minerale, il trasporto, la produzione delle bottiglie e delle etichette, la pubblicità e la distribuzione implicano una maggior spesa per i consumatori, rendendo il costo di una bottiglia d’acqua pari a 40 centesimi, contro i 25 centesimi di centesimo (0,0025€)!


Una scelta che puoi prendere è quella di approcciarti al Vuoto a rendere.

Secondo gli ultimi dati, ogni italiano beve circa 206 litri all'anno di acqua imbottigliata: si parla di circa 11 miliardi di bottiglie, di cui l’84% è di plastica e il 16% è in vetro. Di questo 16%, meno del 10% è vuoto a rendere.
vetro a rendere


Le tipologie di bottiglie in vetro si suddividono infatti in vuoto a perdere (quello che una volta utilizzato si butta nella campana del vetro) e vuoto a rendere, che si restituisce al fornitore.
Ma quale dei due è il migliore in fatto di inquinamento?
Possiamo vedere nel dettaglio che il riciclo del vuoto a perdere viene effettuato in quattro passaggi:

  • Un camion ritira le bottiglie dalla campana e le porta al centro di raccolta.
  • Un altro camion le preleva per portarle al centro di frantumazione.
  • Una volta frantumato, il vetro viene portato alla vetreria che lo fonderà a 1400° per creare delle nuove bottiglie.
  • Queste vengono poi spostate e trasportate sempre con un camion al produttore di acqua per imbottigliarle.

 Il vuoto a rendere viene invece viene portato da casa nostra al rivenditore e poi al produttore, che lo sterilizzerà e lo riutilizzerà, considerando che il ciclo di vita è di circa 30-40 riutilizzi.              

Considerando poi che per ogni kg di vetro riciclato è necessario impiegare un chilo di petrolio, con il vuoto a rendere risparmieremmo sia emissioni di CO2, date dal trasporto da uno stabilimento all'altro, che meno consumo di petrolio.

In termini di costi, scegliere il vuoto a rendere implica spendere qualche centesimo in più per bottiglia, ma eventualmente l’acqua di rubinetto è un’ottima opzione perché è di buona qualità ma maggiormente controllata. Questo permetterebbe di evitare che l’85% circa delle bottiglie di plastica finisca in discarica, termo valorizzatori e dispersa nell'ambiente (e anche nel mare!).             

 
Fonti: Legambiente “Dossier acque in bottiglia”, 2018.